Intervista al Vescovo Castellucci sugli atti violenti al Museo diocesano

Mons. Castellucci: “Si abbassino i toni, recuperando il buon senso e il rispetto reciproco”

“Personalmente spero che la mostra possa rimanere aperta, perché chiudere anzitempo significherebbe dare diritto di cittadinanza al fanatismo”

Monsignor Erio Castellucci

Riportiamo l’intervista al vescovo Erio Castellucci in merito all’aggressione subita da Andrea Saltini e alla mostra “Gratia Plena”, pubblicata oggi sul Resto del Carlino a firma di Stefano Marchetti.
Don Erio, qual è il suo sentimento rispetto a un atto così violento?
«Il primo sentimento è di vicinanza all’artista, al quale auguro un pronto e completo ristabilimento. Poi esprimo solidarietà alla comunità religiosa e civile di Carpi che in questa vicenda è giustamente smarrita e preoccupata. La violenza verbale e persino fisica, esplosa nelle ultime settimane, è aliena dal clima che si respira qui. Spero che ora davvero si abbassino i toni, recuperando il buon senso e il rispetto reciproco».

Da giorni la mostra sta suscitando reazioni sempre più accese. Come le ha vissute?
«Non avevo visto la mostra e le opere prima dell’apertura: sapevo peraltro che a Carpi si stava organizzando una mostra di arte contemporanea con i quadri di un artista non credente che si ispira alle narrazioni dei Vangeli e dei testi apocrifi. Quando è scoppiata la polemica, ho voluto comprendere meglio, ho preso i contatti con i responsabili della mostra e ho appurato che non c’erano intenzioni blasfeme o ambigue né da parte dell’autore né tantomeno degli organizzatori. Certo, mi è dispiaciuto che si sia creata la polemica, ma sono dispiaciuto anche per i toni a volte sguaiati che ha assunto. Mi limito a pregare per chi si sente scandalizzato e per chi insulta, offende e attacca, magari in nome della verità cristiana, dimenticando che Gesù ha chiesto ai discepoli di testimoniare la verità nella mitezza».

Perché, secondo lei, in queste opere non c’è blasfemia? Lei come le vede?
«Le leggo in conformità alle intenzioni espresse dall’autore e dai curatori: come un’interpretazione personale e originale ispirata ad alcuni episodi evangelici o apocrifi. Del resto da sempre, a partire dall’iconografia paleocristiana per arrivare ai cantautori contemporanei, gli artisti hanno proposto percorsi e suggestioni di carattere non canonico. Chi vuole vederci del male, comunque, è libero di farlo: l’importante è che il dissenso diventi occasione di dialogo e dibattito e non di accusa e violenza».

Non pensa tuttavia che ci sia stata qualche ingenuità nell’organizzazione della mostra?
«Se, prima della mostra, qualcuno degli organizzatori avesse pensato a queste possibili letture, certamente si sarebbe potuta evitare questa polemica e anche questa amarezza. Ma ora, avendo appurato che l’intenzione non è blasfema, penso che la mostra debba restare aperta per il periodo previsto. La polemica, spesso alimentata ad arte, non è un metodo ecclesiale e non può condizionare le scelte pastorali. All’inizio di giugno a Carpi si terrà – come era stato già programmato da tempo – ‘Il cantiere degli artisti’: la diocesi inviterà gli artisti a confrontarsi su temi religiosi, nello spirito dei cantieri sinodali».

Alla luce di quanto è accaduto, ritenete però che la mostra possa essere sospesa o chiusa anzitempo?
«Se ne parlerà in Diocesi e si prenderà una decisione, in base alla possibilità di garantire una vigilanza attiva sui visitatori. Personalmente spero che si possa tenere aperta, perché chiudere anzitempo significherebbe dare diritto di cittadinanza al fanatismo».